Francesco Civita1 e Pierfederico La Notte2
1 Dipartimento Di Scienze Del Suolo, Della Pianta E Degli Alimenti (Di.S.S.P.A.) – Università di Bari.
2CNR, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, UOS di Bari
Le Malvasie costituiscono un gruppo eterogeno di vitigni coltivati in diversi paesi del Mediterraneo (Grecia, Croazia, Italia, Francia, Spagna). La denominazione Malvasia, si riferisce a un elevato numero di vitigni rossi, neri e bianchi da cui si producono vini dolci e di elevato grado alcoolico (Robinson et al., 2012). La variabilità interna al gruppo e la scarsità di caratteri ampelografici condivisi, rende la loro classificazione complessa, tanto che alcuni autori preferiscono limitare l’utilizzo di questa denominazione solo a quelle varietà con un leggero sentore di moscato e una certa acidità (Crespan et al., 2006), ovvero quelle che sono preferibilmente utilizzate in quasi tutti i paesi mediterranei per la produzione dei vini passiti e dolci.
L’origine del nome sembrerebbe legata al porto Greco di Monemvasia, sito sulla costa orientale del Peloponneso, da cui i vini prodotti in tutta la regione e nelle isole limitrofe venivano esportati in tutto il mondo. Il vino dolce di Monemvasia viene citato in documenti del XIII secolo, mentre alla fine dello stesso secolo il Vinum de Malvasias era importato dai mercanti Veneziani, sebbene non sia stato possibile individuare i vitigni da cui era prodotto (Crespan et al., 2006; Robinson et al., 2012).
Poiché, come già detto, il numeroso gruppo dei vitigni chiamati Malvasia è caratterizzato da una grande variabilità, confermata anche da molteplici studi condotti con i marcatori molecolari del DNA, non è stato possibile confermare l’ipotesi dell’origine greca di questo gruppo di vitigni; peraltro, considerarle una “famiglia” uniforme è altrettanto improprio.
Sono in tutto 19 i vitigni che pur condividendo il nome Malvasia variamente aggettivato sono registrati come varietà indipendenti al Catalogo Nazionale delle varietà di vite. Le varietà autorizzate alla coltivazione in Puglia sono invece solo cinque (Tab. 1).
In Puglia la varietà più estesamente coltivata è la Malvasia bianca b. (più di 1.700 ettari) anche se è probabile che sotto questa denominazione siano comprese diverse cultivar di malvasia a bacca bianca come ad esempio la Malvasia bianca di Candia b. e la Malvasia bianca lunga b.
Tabella 1
Superficie in ettari, interessata dalla coltivazione delle varietà di Malvasia autorizzate in Puglia
(dati AGEA, 2015)
SUPERFICIE REGIONALE (ha) |
||||||||
CULTIVAR |
CODICE | BA | BAT | BR | FG | LE | TA | TOTALE |
MALVASIA BIANCA B. | 129 | 251,2 | 403,0 | 305,6 | 320,6 | 95,1 | 340,3 | 1.715,8 |
MALVASIA BIANCA DI CANDIA B. | 131 | 59,7 | 112,2 | 17,8 | 264,9 | 23,3 | 158,2 | 636,1 |
MALVASIA BIANCA LUNGA B. | 132 | 10,9 | 3,0 | 11,0 | 35,2 | 1,3 | 1,6 | 63,0 |
MALVASIA NERA DI BASILICATA N. | 139 | 0,7 | 0,8 | 0,8 | 1,3 | 0,0 | 1,3 | 4,9 |
MALVASIA NERA DI BRINDISI N. | 140 | 27,1 | 0,0 | 356,0 | 5,7 | 5,5 | 215,6 | 609,9 |
MALVASIA NERA DI LECCE N. | 141 | 5,1 | 3,0 | 3,0 | 2,3 | 138,5 | 34,0 | 185,9 |
Quest’ultimo è un vitigno coltivato da secoli in Puglia e noto anche come Malvasia bianca del Chianti, la cui presenza è riscontrabile in molte altre regioni della penisola italiana e di quella balcanica. Di recente è stata ritrovata anche come Scannapecora a Vico del Gargano (FG), Plaus bianca e Malvasia antica a Vieste (FG), ma il nome generico di Malvasia bianca è forse quello più utilizzato per questa cultivar in gran parte del sud Italia (La Notte et al., 2018). In passato veniva utilizzata sia come uva da tavola che da vino, per la produzione enologica si attribuiva alla Malvasia lunga l’attitudine a “dar vino da dessert, finissimo, con aroma spiccato, ma delicato” (Annali della Regia Cantina Sperimentale di Barletta, 1897). Oggi la Malvasia bianca lunga rientra nelle DOP Cacc’e Mitte di Lucera, Gravina, Lizzano, Terra D’Otranto e nelle IGP regionali Daunia, Murgia, Puglia, Salento, Tarantino, Valle d’Itria.
Crespan e collaboratori (2008) sostengono che l’incrocio spontaneo tra Malvasia bianca lunga e Negro amaro abbia dato origine proprio in Puglia alla Malvasia nera di Lecce n. (o Malvasia nera di Brindisi n.). Per anni la Malvasia nera di Brindisi e la Malvasia nera di Lecce sono state considerate due varietà distinte ma recentemente studi condotti con marcatori molecolari del DNA hanno dimostrato trattarsi del medesimo vitigno (Coletta et al., 2006). La passata distinzione tra le due Malvasie nere pugliesi derivava soprattutto dalla supposta differenza nell’aromaticità dell’uva, con la Malvasia di Brindisi lievemente aromatica (Del Gaudio e Giusto, 1964) rispetto a quella di Lecce, neutra (Del Gaudio e Panzera, 1964). Numerose fonti storiche citano la Malvasia nera tra i principali vitigni che si coltivavano in Salento (Stella, 1857; Pacces et al., 1880; Licci e Frojo, 1881; Fonseca, 1892). Nella seconda metà del XIX secolo, questo vitigno costituiva circa un quarto della superficie viticola del Brindisino; era coltivato in minor misura nel Leccese e in provincia di Bari (Perelli, 1874). Sommando i valori attuali delle superfici denunciate in Puglia di Malvasia nera di Lecce e Malvasia nera di Brindisi, si ottiene un totale di 795 ettari. Il 77% della superficie di questo vitigno è rappresentato da Malvasia nera di Brindisi, denominazione che prevale quasi ovunque in Puglia, tranne che in provincia di Lecce e nella BAT. Oggi la Malvasia nera di Lecce e la Malvasia nera di Brindisi, nel tipico connubio salentino con il Negroamaro, concorrono entrambe alla produzione dei vini DOP Copertino, Lizzano, Salice Salentino e Squinzano e di 5 IGP pugliesi: Daunia, Puglia, Salento, Tarantino e Valle d’Itria. La prima rientra anche nelle DOP Brindisi, Cacc’è Mmitte di Lucera e Nardò; la seconda è compresa nelle DOP Alezio, Leverano e Gioia del Colle e nella IGP Murgia.
Una superficie di quasi 5 ettari, invece, è destinata alla coltivazione della Malvasia nera di Basilicata n., di cui però non abbiamo informazioni sufficienti ad attribuire una identità varietale certa ed indiscutibile.
Nell’ambito del progetto di Recupero del Germoplasma Viticolo Pugliese (Re.Ge.Vi.P.)[1] è stato infine individuato un genotipo unico, recuperato nei vigneti storici di Andria e nel Barese a Ruvo di Puglia e Gravina, ben corrispondente alla Malvasia nera di Candia descritta dal conte di Rovasenda (1856-1913). Non pare fosse molto diffusa un tempo, perché vitigno esigente per fertilità del terreno e disponibilità di acqua onde riuscire a portare a maturazione la sua abbondantissima produzione (Molon, 1906). Se ne consigliava l’offerta sul mercato come uva da tavola, per via dei grandissimi e vistosi grappoli, ma anche per la produzione di vino, purché si procedesse ad un accurato diradamento dei grappoli (La Notte et al., 2018).
Alla grande importanza internazionale e mediterranea delle Malvasie, testimoniata ad esempio dal Simposio internazionale annuale giunto alla VI edizione, fa fronte a livello regionale Pugliese un certo disinteresse forse frutto di scarsa conoscenza, una certa confusione ed un mancato apprezzamento del reale potenziale di ciascun vitigno. Compito dell’AIS, degli enti di ricerca e delle stesse cantine cercare di far chiarezza, portare a conoscenza del largo pubblico la storia e le caratteristiche di queste diversissime uve, investigare e valorizzare il reale potenziale enologico di ciascuna delle nostre Malvasie in tanti possibili e diversi vini.
[1] PROGRAMMA SVILUPPO RURALE 2014/2020, Misura 10.2.1 “Progetti per la conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche in agricoltura”; Trascinamento della Mis. 214 Az. 4 sub az. a) del PSR 2007-2013: Progetti integrati per la Biodiversità, Recupero del Germoplasma Viticolo Pugliese (Re.Ge.Vi.P.), finanziato dalla Regione Puglia.
BIBLIOGRAFIA
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CRESPAN M., CABELLO F., GIANNETTO S., IBÁÑEZ J., KAROGLAN KONTIĆ J., MALETIĆ I., PEJIĆ I., RODRÍGUEZ-TORRES I., ANTONACCI D. (2006). Malvasia delle Lipari, Malvasia di Sardegna, Greco di Gerace, Malvasia de Sitges and Malvasia dubrovačka – synonyms of an old and famous grape cultivar. Vitis 45 (2), 69–73.
CRESPAN M., COLETTA A., CRUPI P., GIANNETTO S., ANTONACCI A. (2008). ‘Malvasia nera di Brindisi/Lecce’ grapevine cultivar (Vitis vinifera L.) originated from ‘Negroamaro’ and ‘Malvasia bianca lunga’. Vitis, 47 (4), 205–212.
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DEL GAUDIO S. e PANZERA C. (1964). Malvasia nera di Lecce. In: Principali vitigni da vino coltivati in Italia: raccolta delle monografie pubblicate negli Ann. della sperim. agraria (Vol. 3). Roma: Min. Agr. e Foreste.
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PACCES G., CANUDO E., ROSSI E., DE NAVA P. (1880). Monografia circa lo stato di fatto dell’agricoltura e della classe agricola dei singoli circondari della provincia di Terra d’Otranto. Lecce: S. Ammirato.
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REGIA CANTINA SPERIMENTALE DI BARLETTA (1897). Attività della Regia cantina sperimentale negli anni dal 1886 al 1894. Roma: Tip. Nazionale di G. Bertero.
ROBINSON J., HARDING J., VOUILLAMOZ J. (2012). Wine Grapes: A complete guide to 1.368 vine varieties, including their origins and flavours. Allen Lane: Penguin Books Ltd. Stella, 1857
STELLA G. (1857). Catalogo delle piante, che si coltivano nell’Orto agrario della Società economica della Provincia di Terra d’Otranto. Lecce: S.n.