Massimo Tripaldi

Moscatello selvatico

Il Moscatello selvatico è un vitigno coltivato prevalentemente in Puglia, sulla costa che si estende tra Barletta e Monopoli.  I primi riferimenti storici della coltivazione in Puglia  risalgono al 1809.

Recenti studi hanno affermato che questo vitigno non appartiene alla grande famiglia dei Moscati perché non ne manifesta le caratteristiche ampelografiche. Tuttavia siamo in presenza di un’uva che ha l’aromaticità tipica dei Moscati e probabilmente è da questo che ne deriva il nome.

Il grappolo si presenta di dimensioni medie, di forma conica e cilindrica, abbastanza compatto e presenta due ali. L’acino è medio-grande e la sua buccia presenta una colorazione tra il giallo e il verde non certamente uniforme.

Vitigno vigoroso, caratterizzato da una fenologia medio-precoce, da una produzione piuttosto bassa, di medio contenuto zuccherino (18%) e bassa acidità totale (5‰). Il rendimento in succo è medio-elevato (anche più di 70 ml/100 g di acini), la polpa succosa e molle.

Soffre i danni delle avversità climatiche ma mostra una discreta resistenza agli agenti parassitari ed una buona affinità con i più diffusi portinnesti.

Può essere vendemmiato tardivamente se concorre alla formazione di vini dolci, altrimenti giunge a maturazione verso la metà di settembre.

Il moscato da origine ad un vino dal colore giallo paglierino carico con intensi profumi varietali, agrumati e delicati. In bocca si presenta come un vino aromatico ed armonico.

Attualmente in Puglia il Moscatello selvatico è coltivato su circa 60 ha per la maggior parte sulle provincie di Bari e BAT. Concorre nella produzione di basi per spumanti e passiti, ovviamente per questi ultimi si usano i grappoli vendemmiati tardivamente. Rientra  in tutte le IGP Pugliesi.

Sinonimi (ed eventuali errati) Moscadella, Moscadello (a Barletta, Trani, Bisceglie, Corato); Ragusano (Bitonto); Moscato (Molfetta); Gerusalemme (Carovigno); Fiana. Il Moscatello selvatico ha moltissimi caratteri in comune con il Moscato di Candia (Barletta) che rispetto al primo presenta una più marcata colorazione gialla tendente al roseo delle sue bacche; e con la Zuccherina (Barletta) che presenta a sua volta dei lobi fogliari meno profondi, dentatura più larga ed acini più grossi. Non può essere confuso con nessuno dei numerosissimi Moscatelli o Moscadelle presenti nelle ampelografie di moltissime province italiane (Mengarini 1888) né con altri biotipi del Moscato bianco per le peculiarità che ne caratterizzano le foglie ed il grappolo.

Da precisare che il termine Moscatello è molto usato per indicare vitigni anche completamente diversi ma presentanti un sia pur lieve gusto aromatico di moscato.

SUPERFICE VITATA

Evoluzione della superfice vitata dal 1970 ad oggi, rilevata dai censimenti ISTAT (espressi in ettari)

1970 1982 1990 2000 2010
177 163 118 35

Massimo Tripaldi

Presidente Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria