I vini dolci sono un segmento di produzione, un po’ atipico,in parte per la limitatezza delle quantità, in genere solo il 5% delle produzioni aziendali, in parte per la complessità e il costo delle procedure di vinificazione.
In pochi, ancora, prendono la via dell’estero, talvolta a causa delle limitate produzioni che non sono in grado di imporsi e aggredire il mercato,la maggior parte resta destinata al consumo sul territorio, eppure senza di loro, l’Italia perderebbe una specificità che non teme confronti.
Chi produce vini dolci, sa bene che, da nord a sud, ci sono caratteristiche che identificano questa categoria di prodotto; il forte legame col territorio e i suoi autoctoni, i prezzi di acquisto più alti, rispetto alle altre tipologie, il numero limitato di bottiglie prodotte, il canale della ristorazione, come principale obiettivo, il consumo prevalente sul territorio di produzione, e comunque dentro i confini nazionali.
Si aggiunge anche la difficoltà nel trovare abbinamenti alternativi al dolce, ancor meglio se un dolce del territorio con cui sovente costituiscono un binomio tradizionale. (Vin Santo – Cantucci; Moscato di Trani e paste di Mandorle etc)
Infine e non per ultimo, bisogna considerare la diffusione di molti concetti errati e una scarsa conoscenza dei vini dolci; moltissimi consumatori, infatti, quando lo bevono non sanno apprezzarlo nella sua molteplice e multiforme complessità.
La scelta dei vini dolci in Italia, è quanto mai variegata e il nostro paese non teme confronti con nessun altro al mondo.
Tale ricchezza, impone una riflessione più approfondita,sulle reali possibilità di divulgazione e di maggiore affermazione di queste tipologie di vini sul mercato del consumo.
Essendo, vini, profondamente evocativi dei loro territori di produzione, fortemente aggrappati alle tradizioni culturali e gastronomiche, il terroir sarà sempre un punto di forza su cui investire, da parte dei produttori.
L’individuazione di abbinamenti alternativi al dessert,con altri tipi di pietanze,come formaggi,patè, fois gras,etc in modo da destagionalizzare il consumo oltre il picco natalizio, pasquale e festivo, è un’altra via percorribile in una realtà globalizzata, dove mode repentine e mutevoli, danno indicatori importanti al mercato, dell’offerta.
Il rilancio di questi vini potrebbe partire da una loro modernizzazione che li renda dei “classici contemporanei”, capaci di conquistare il pubblico giovanile, senza però intaccarne la loro identità.
Reinterpretare , uscendo da schemi fissi, diventa necessario per slegare questi vini dal fine pasto e destinarli ad altre occasioni di consumo.
D’innanzi a queste prospettive,le iniziative di tutti produttori saranno determinanti nel cambiamento per una nuova immagine e rilancio dei vini dolci.
Massimo Tripaldi
Presidente Assoenologi Puglia/Basilicata e Calabria