La passione per i vini della tradizione: piacere, sia cerebrale, sia sensoriale, innescato dall’AIS PUGLIA – Delegazione Murgia, nell’organizzare, lo scorso 26 Ottobre, la degustazione verticale dei vini dell’Azienda Michele Calò e Figli nella Masseria Torrepietra, in agro di Monopoli, in cui l’arte dell’ospitalità è una sorta di “genius loci”, perfetto punto di equilibrio fra eleganza e bien-vivre.
Questo è stato il comune sentimento che ha visto la nutrita partecipazione di enoappassionati provenienti da tutta la Puglia ad una serata più unica che rara alla scoperta di ben 4 etichette in una pluriverticale di ben 13 vini.
Il Delegato Vincenzo Carrasso ha descritto la passione e la cura che l’Azienda Michele Calò e Figli dedica alla propria terra, quel vero e proprio Eldorado che è diventato il Salento vitivinicolo.
Le parole appassionate del titolare, Giovanni Calò, hanno condotto il pubblico degli appassionati fra le loro vigne e nella loro bellezza.
Foto Orazio Tinelli
Un’Odissea quella del padre, Michele Calò, giovane emigrante nelle miniere del Belgio, poi, riapprodato in terra salentina con lo spirito di chi sa rischiare ma ci crede, in un’avventura imprenditoriale, oltre che di vita che ricorda i “nostoi”, vale a dire i viaggi di “ritorno” in patria degli eroi greci dopo la guerra di Troia.
Da questa radice greca deriva anche la parola “nostalgia”, che ben si sposa con la vocazione della famiglia Calò a perpetrare tipologie di vinificazione che potremmo definire “tradizionaliste”: lavorare, innamorati di una terra a cui si è legati da decenni di sacrifici, partendo dal vino per trasformare il territorio in un vero terroir, un luogo dove si intrecciano natura e cultura.
I wine lovers sono stati sapientemente condotti per mano, in una vera e propria educazione dei sensi alla bellezza della genuinità, dal racconto del Dr. Giuseppe Baldassarre, Consigliere Nazionale AIS, componente di GEN e responsabile degli eventi dell’AIS Murgia.
Il primo vino in degustazione è stato il Mjere Salento Rosato IGP 2017, figlio del riuscito marriage tra Negroamaro (90%) e Malvasia Nera Leccese (10%), nel rispetto della tradizionale vinificazione a “lacrima”.
Di un luminoso rosa corallo, presenta un ampio spettro di profumi che evocano la rosa e la ciliegia, rinfrescate da note agrumate e da accenni di erbe mediterranee; sintesi delle proverbiali caratteristiche dei due vitigni autoctoni, ossia potenza e morbidezza, il sorso è caratterizzato da una sferica avvolgenza, con sbuffi salmastri ed una bella e tonificante acidità finale. Vino dalla doppia accezione, austera e disinvolta, che dimostra un notevolissimo potenziale evolutivo.
Nella vendemmia 2016 il rosa corallo vira verso il ramato, regalando profumi di melograno dall’ inequivocabile ascendente mediterraneo, accompagnati da soavi folate minerali e salmastre ed arricchiti da frutta macerata nell’alcol e da un lieve tocco fumé. Il palato, avvolgente e carnoso, ricalca la raffinata cremosità, in cui il ritmo e la vitalità regnano indiscussi in un perfetto equilibrio fra componenti sapide ed acide.
Ammantata di un rosa corallo antico con delicati riflessi aranciati, la versione 2015 è ottimamente caratterizzata nelle note speziate e nei risvolti floreali, che spaziano dalle note agrumate e leggermente tostate alle erbe officinali, in una mutevole e stratificata complessità olfattiva; possiede un palato succoso e croccante, fluido e cadenzato nello sviluppo, dai tannini appena accennati, dominato da un elegante allungo di straripante freschezza.
Foto Orazio Tinelli
Oltremodo raffinato nella sua apertura aromatica, quasi un’ouverture da opera lirica, l’annata 2013 ci regala il sublime incontro fra scorza d’arancia, frutta rossa in confettura, foglie di tabacco, note speziate di cannella e noce moscata, humus e sentori di bosco evoluto; in bocca è maestoso per un gusto traboccante di sapidità e freschezza, con uno slancio finale di incantevoli cenni balsamici ed amaricanti elargiti, con maestria, dal letargo in bottiglia. Chapeau!
Il Cerasa Salento Rosato IGP 2017 da Negroamaro in purezza sempre con vinificazione a “lacrima,” è stato il protagonista della successiva mini-verticale.
Vino dai toni corallini e dall’imprevedibile complessità, si presenta all’olfatto con un suggestivo bouquet di lamponi, di turgida ciliegia e di note agrumate, facendo presagire un sorso gustoso, vivo, croccante, nitido, coronato da una sapida freschezza che si sublima in un finale leggermente amaricante, con echi di rabarbaro: quasi un rosso importante e dalle ottime potenzialità evolutive.
Il Millesimo 2016 ci restituisce il rosa antico di un vino floreale e speziato, dove la dolcezza del lampone ed il ricordo rarefatto di ciprie e belletti si vivacizzano, al palato, in un’agrumata freschezza di mandarino e di pompelmo rosa; austero nello sviluppo, quanto raffinato nel fraseggio gustativo, la sottile ed accennata trama tannica fa da contrappunto al tenore alcolico ed alla rotondità del sorso, con guizzi di rabarbaro e di china nel finale.
Nettare dall’intenso colore ramato, il millesimo 2015 è dotato di uno spettro aromatico di rara armonia e sfumato all’olfatto, dove refoli agrumati, quasi di limone, si fondono con la ciliegia sotto spirito, la fragola ed il lampone, impreziosito da fresche note balsamiche e di erbe officinali. Il gusto è iridescente, in un continuo gioco di rimandi tra sapidità e freschezza, con una chiusura semplicemente slanciata, rinfrescante, infinita ed una prospettiva di singolare longevità.
L’annata 2013 vira quasi nell’aranciato e mostra profumi caleidoscopici di singolare fragranza e complessità (spezie dolci, lampone, cedro, marmellata di scorze d’arancia candite, miele), con attraenti note quasi balsamiche e leggermente tostate che impreziosiscono un quadro di profumi intenso, quanto sottile; vino carezzevole e vellutato per una bocca vitale e trascinante: una sensibile verve acida dona mordente e freschezza nel finale, sposandosi in maniera eccelsa con l’espansione amaricante.
Gli alberelli di Negroamaro distillano dalla terra il Mjere Salento Rosso IGP 2015. La traccia ematica e ferrosa di questo nettare granato è impreziosita da una cornucopia di agrumi rossi e di rabarbaro, arricchiti da una gradevole e speziata confettura di frutta rossa matura; al sorso ammalia con pienezza e decisione, mantenendo, però, finezze gustative in un riuscito equilibrio tra freschezza e docili tannini: un’adolescente che già prefigura la splendida donna mediterranea che il futuro ci regalerà!
Foto Orazio Tinelli
Annata difficile la 2014, che testimonia, però, il coraggio e l’onestà del produttore nell’evitare di migliorarne la veste con alchemici interventi posticci. Diverso e più chiuso rispetto al precedente assaggio, scopriamo un vino bifronte: all’olfatto è abbastanza composto, con profumi di marasca, confettura di prugne, pepe, incenso e tabacco, mentre in bocca la fresca nota acida non è supportata da un’adeguata architrave tannica, dovuta all’ incompleta maturazione delle uve, conseguenza delle intemperanze climatiche.
Alla prova del bicchiere il 2013 è emozionante. Granato intenso con riflessi aranciati, al naso ha complessità aromatica formidabile con profumi di confettura di ciliegia nera e di prugna, dolci sentori speziati, note di tabacco, cuoio ed humus; al palato è caldo, di grande struttura, con freschezza viva che sostiene la beva, trama tannica compatta, lunga persistenza, con splendido finale amaricante ed agrumato E’ un rosso elegante, di straordinaria classe, che nell’emozione dell’assaggio ci regala un solare un vivido racconto della terra salentina.
Prodotto soltanto nelle annate migliori, lo Spano Salento Rosso IGP 2013, Negroamaro in purezza, effonde un crescendo di toni raffinati, senza cadute di stile, dalla frutta rossa in confettura alle spezie dolci, al tabacco, ai sentori terrosi; al palato dona frutti maturi ma sempre freschi, con una buona percezione ed un grande equilibrio dei tannini vellutati: un grande e buon vino, colto, intelligente, più signorilmente elegante che muscoloso.
Dulcis in fundo, se c’è un purosangue su cui puntare quello è lo Spano Salento Rosso IGP 2007, premiato con le 4 viti AIS 2019. Un rosso imperativo, elegante, lunghissimo, davvero profondo nel colore ancora granato, con un’acidità stratificata che rinviene nel finale con tannici richiami di cioccolato fondente, china e rabarbaro; un vero e proprio pentragramma di balsami, di erbe officinali e di carnosi profumi d’antan, su densi frutti macerati nell’alcol, palpitanti di incenso, tabacco, spezie e legni orientali. Vino setoso, ma al contempo virile nella sua austera nobiltà, persistente, anzi eterno: un giovane vecchio, ancora fiero e grintoso nella sfida con il tempo.
In abbinamento ai vini lo Chef Enzo Martino ha deliziato i palati creando un risotto con porcini, zafferano, tartare di scottona marinata al timo e colata di provola affumicata.
La degustazione dei vini, curata nei minimi dettagli dalla squadra dei sommelier addetti al servizio, è stata capace di appagare i palati più fini, raffinati ed esigenti, quelli, appunto, degli appassionati che amano tuffarsi nelle profondità di un bicchiere e che anelano, curiosi, di sapere tutto del nettare di Bacco.
Come chiosa di questa splendida serata potremmo dire che, soltanto rispettando il millenario patto con la terra, l’uomo continuerà a godere di vini incantevoli come quelli della famiglia Calò.
Ricordiamoci che il vino non è un voto: il vino è!
Giuseppe Bianco
Sommelier AIS Murgia – Ufficio Stampa
Foto Orazio Tinelli