A Monopoli, sul litorale Adriatico, dove la costa si frastaglia e si dipana tra numerose calette sabbiose, presso Copacabana Sala Ricevimenti, il 1° giugno, tra le sfumature e le luci suffuse del tramonto, si è tenuta la quarta edizione dell’evento più suggestivo e singolare di inizio estate, Vitigni e Vini Fratelli d’Italia 2018.
Foto Gianni Tinelli
La manifestazione ideata e realizzata da AIS Murgia, con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Agricole della regione Puglia, ha come obiettivo la valorizzazione del territorio nazionale attraverso la presentazione del grande panorama ampelografico italiano, portando in degustazione ben 130 etichette di vini da vitigni autoctoni, da Nord a Sud, passando per le isole maggiori.
Come di consueto, la serata si è aperta con un seminario di natura didattico illustrativa. Vincenzo Carrasso Delegato AIS Murgia, Coordinatore didattico AIS Puglia ed ideatore del format, ha introdotto il tema, portando l’attenzione sul racconto del lungo lavoro pregresso che sottende la scrupolosa ricerca dei vini presenti, testimonianza di tipicità ed autoctonie, in cui la storia del territorio si intreccia a quella della genetica dei vitigni. Ha tracciato il profilo delle condizioni pedoclimatiche e del terroir riconducibili a quelle che sono le caratteristiche e le tipicità dei vini in degustazione. Non le grandi etichette, bensì i prodotti di nicchia, le piccole produzioni sconosciute a molti, che si sono rese protagoniste di un evento, la cui finalità, sembra essere il riconoscimento dei diversi territori, riuniti in un’unica serata, a voler ribadire ed esaltare, con un piglio quasi patriottico, l’unita nazionale, alla vigilia della festa del 2 Giugno.
Sono stati ringraziati tutti coloro che nel team di preparazione, hanno, col proprio impegno, contribuito alla realizzazione del progetto, nelle figure di Antonella Natale, Gianni De Gerolamo, Teresa Mastromatteo, Ivana Veneziani, Vincenzo Marangione, Francesco Pugliese e tutto lo staff della segreteria regionale dell’Associazione Italiana Sommelier Puglia.
Il Dottor Giuseppe Baldassarre scrittore, docente e membro della commissione didattica nazionale AIS, nonché responsabile della Guida Vitae per la Puglia e degli eventi AIS Murgia, ha presentato un’analisi del mondo enoico legato alla ricerca che continuamente promuove nuove sperimentazioni in viticoltura all’ interno di un paese, l’Italia che si caratterizza per la ricchezza delle piccole identità. Spesso la storia di queste produzioni si intreccia con la storia dei luoghi, delle popolazioni che nel corso dei millenni e dei secoli hanno attraversato e colonizzato i territori. Si pensi alla città che ha accolto l’evento, parla essa stessa, attraverso il suo nome Monopoli, dal greco Monos e Polis, delle sue radici elleniche e di tutto quello che questa civiltà ha poi lasciato in termini di vitigni, come il Moscato e le sue famiglie.
Questo è un viaggio particolare, attraverso i piccoli gioielli che i produttori hanno con tanto impegno tentato di realizzare, non attraverso prodotti blasonati e noti, ma curando i dettagli di produzioni singolari, a volte anche piccolissime. Si pensi ad una regione come la Val d’Aosta, al suo territorio estremamente limitato che produce vini preziosi, estremi, come il notissimo Priè Blanc, che può essere considerato alla stregua di un ice wine, o come il vino presente in degustazione, il Petit Rouge, frutto di una viticoltura eroica, a 800 mt sul livello del mare, li dove il sole, quando splende, scotta e fa pensare ad un piccolo inferno, che produce calore e dà energia al vino. Di questa regione, di grande interesse è un Moscato che si lega ad un personaggio storico, Carlo VIII , che nel 1494 recatosi in Val d’Aosta, ebbe modo di degustarlo tra i vini proposti, e lo ritenne di notevole gradimento.
Per ogni regione e per ogni vitigno gli aneddoti compensano la fatica di averli raccolti tutti insieme, cosi si scopre che il Ruchè di Castagnole Monferrato, che risulta in stretta parentela col Pinot Noir, deve la sua riscoperta al paziente lavoro di recupero di pochi filari, negli anni ’70, da parte di un sacerdote che ne rinvenne gli esemplari nel giardino della sua canonica.
Le storie e le modalità di produzione, regalano un rosato, il Chiaretto del Garda, ottenuto in modo assolutamente differente da quelli di Puglia, regione tradizionalmente legata a questo colore, creando un blend, made in Lombardia, da Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera. Un assemblaggio ben riuscito ed originale. Di grande grinta il vino ottenuto da Raboso Veronese, che probabilmente deve il suo nome alla rabbia espressa dal suo tannino importante e dall’acidità, caratteristiche che in passato lo rendevano adatto per i lunghi viaggi.
Il Montù dalla Romagna, in tempi in cui il vino era considerato un alimento e l’abbondanza una delle caratteristiche più interessanti, deve il suo nome alla grande produttività, mentre del Trentino ricordiamo il Lambrusco a Foglia Frastagliata (Enantio), una varietà particolare per il suo vitigno rustico. Difficile ripercorrere le storie legate a ciascun vino, ma alcuni nomi particolari colpiscono come la Pollera Nera, un vitigno, come suggerisce il nome, a bacca scura, forse originario della Lunigiana, ma che già nel 1825 compariva in Toscana. La Liguria, invece, terra con produzioni ristrettissime si è resa presente con un vitigno dalle origini antichissime, il Rossese, probabilmente portato a Marsiglia dai Greci e poi arrivato in terra ligure.
Pecorino, Cococciola, Passerina, ripotano tutti alla tradizione dell’Abruzzo, mentre quando parliamo di Tintilia, incontriamo un vitigno che in passato è sempre stato utilizzato per la sua capacità tintoria, ma è stato poi riscoperto con un profilo autonomo di successo, che si identifica col Molise. Nomi suggestivi, come Coda di Volpe e Caprettone i nomi di vitigni campani, il primo ricorda nella forma il guizzo fulvo tipico della coda dell’animale, mentre il secondo fa pensare ad una analogia di aspetto con la barbetta della capra.
Si può invece parlare di sperimentazioni per analogia climatica, per le coltivazioni di Müller Thurgau e Traminer della zona dell’Alto Vulture, vitigni tradizionalmente posizionati a nord, ma che conservano il loro profilo sebbene coltivati in Basilicata. Anche la Puglia riscopre un modo nuovo per interpretare vecchi vitigni dimenticati, il Maresco e il Marchione, vitigni a bacca bianca con una loro personalità, espressione del territorio di appartenenza.
Al termine del seminario sono stati aperti i banchi d’assaggio, disposti sulla terrazza panoramica che si affaccia guardando il mare, tra i pini che abbracciano la terrazza a mare. Il riverbero delle ultime luci del crepuscolo, i toni aranciati del tramonto e il soffio leggero della brezza marina, sono stati la cornice su cui gli esperti sommelier dell’AIS Puglia hanno raccontato e servito i vini. Oltre 500 presenze tra winelovers, esperti, o semplicemente il popolo appassionato di “party-time”.
Ogni cantina ha una storia, ed ogni vino un vitigno caratterizzante, riverbero di chi lo ha coltivato, prodotto e amato, come espressione della propria terra e della sua personale interpretazione. Una serata in cui la danza di aromi e delle tante sfumature presenti in un calice, tra bollicine, bianchi, rosati e rossi si sono piacevolmente abbinati a prelibatezze scelte con cura tra i prodotti della nostra tradizione pugliese.
Sono stati degustati i fantastici arrosticini preparati dalla Macelleria Lippolis di Noci, i prodotti di norcineria del salumificio Bottega Pugliese di Noci, latticini e formaggi del Caseificio la Deliziosa di Noci, cartocci di croccante fritturina di pesce preparati dal Ristorante “Dal Mollusco” di Putignano.
È stato possibile assaporare i prodotti degli Sponsor attraverso la fragranza del Pane DOP di Altamura e i Bibanesi prodotti dal Forno Trevigiani insieme all’Olio dell’Azienda Mancino di Gioia del Colle.
Ed un grazie particolare a tutta la brigata servizio Ais Murgia coordinata da Vittorio Laterza, Giangiuseppe Roberto e Francesco Pugliese affiancati anche da sommelier di altre Delegazioni. Più unita di così l’Italia non potevamo mostrarla.
Un tripudio di colori, di sapori e di gusto, un viaggio attraverso l’Italia enoica, che anche in questa edizione, ha sancito un enorme e crescente successo di presenze già preannunciato attraverso le precedenti edizioni.
Sommelier AIS Luigina Simonetti